
Un giorno il click rubò gli occhi di lei. Nadia si chiamava, un’ombra tra le ombre nel flusso incessante della metropolitana.
I pixel ricomposero l’immagine sul suo flat screen. Poi la cercò per 449 giorni, nei labirintici vicoli della sua città. Quando la rivide le corse incontro e le mostrò la foto.
«Questa sei te?»
«Si…»
«Finalmente hai dato un senso a questa immagine.»
«Perché?»
«Perché dovevo trovarti..»
Esistono un’infinità di sistemi per baloccarsi col destino.
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