lunedì 20 settembre 2010

PESCAIA SULL'ARNO

















A volte vengo quaggiù, quando le cose non vanno per il verso giusto. Ci arrivo per una stradina che passa sotto la ferrovia, poi attraverso il tennis club, un cancellino di legno e un sentiero che scende giù dall'argine. In estate è molto bello qui, ma dopo le dieci incomincia a fare troppo caldo. Di solito sono qui alle nove, dopo il caffè. Mi fumo una sigaretta, mi siedo sulle rocce e mi perdo nei baluginii del fiume. I riflessi accecanti del sole mi distraggono dai miei guai.
Non volevo dimostrare niente a nessuno, mi sono detto, ma mentivo. Ho lavorato quindici anni sottoposto dando sempre il meglio di me, ma se ne sono accorti in pochi. Con la scusa del destino si fanno le scelte più strampalate. Sono i film americani che ci fanno sognare, che ci fanno sentire monchi senza i sogni, ma per ogni sogno realizzato ve ne sono mille che vanno in fumo. Un gioco d'azzardo, ecco che cos'è questa vita...
L'azienda è stata il buco nell'acqua più grosso, ma ormai il peggio è passato, sono rimasti solo gli strascichi del fallimento. Anche i creditori se ne stanno facendo una ragione. Mi hanno preso tutto, che non era molto, ma era comunque tutto quello che avevo. Il problema è solo uno: ripartire. Gli amici mi dicono che sono ancora giovane, ma non è facile a quarantacinque anni e con la crisi in corso. Preferisco venire giù in pescaia che prendere l'autobus per andare all'ufficio di collocamento. Quando sono qui spengo anche il telefonino. Di colpo mi sento irraggiungibile, come un palloncino nel vento. Libero? Si, forse è proprio così che mi sento.
L'impatto con la natura ti richiama alla realtà, quella vera, non quella fatta di strade e di palazzi. Non le bollette da pagare, l'assicurazione dell'auto o l'affitto. Quelli sono solo specchietti per le allodole. La realtà è qui, nel gorgoglio di un rigagnolo che si getta nel grande fiume, nello scintillio del dorso di una nutria che appare d'improvviso sulla superficie dell'acqua, nei frinii delle cicale sugli alberi. L'asfalto della città ci nasconde la verità. Ecco perché vengo quaggiù quando le cose non vanno per il verso giusto, ma appena la sigaretta finisce mi prende sempre una strana inquietudine. Così mi metto a cercare delle pietre piatte da far rimbalzare sull'acqua. Vado avanti finché ne trovo, poi mi decido a risalire verso casa.
L'inganno ha molti veli. Scostare il primo è roba da ragazzi, rimuoverli tutti è il segreto di una vita.